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Tra le tante soluzioni per il riscaldamento domestico, le stufe a pellet rappresentano una delle scelte migliori, capaci di unire un'efficiente resa energetica e un maggior rispetto per l'ambiente. Il pellet, infatti, è un biocombustibile ad alto rendimento ricavato dal legno, che permette di soddisfare le nostre esigenze di affidabilità e comfort, per altro producendo solo fumi non nocivi.
Ecco perché, quando si possiede una stufa a pellet o un termocamino, è importante sapere come scegliere il pellet più adatto, individuando il prodotto che possa ottimizzare la resa calorica del nostro sistema di riscaldamento. Optare per uno dei vari modelli di termostufa a pellet è a conti fatti un'alternativa ecologica e più economica, che merita un pellet ottimale per quanto riguarda il rapporto qualità/prezzo. Inoltre, l’acquisto di una stufa a pellet permette di accedere agli sgravi fiscali e agli incentivi previsti dal Bonus Caldaia 2021, che offrono una detrazione Irpef dal 50 al 65% sull'acquisto e la successiva installazione di stufe a pellet. Con Climamarket potrai ottenere lo sconto direttamente in fattura senza dover attendere 10 anni.
Ancora prima di dedicarci ai fattori da prendere in considerazione per capire come scegliere il pellet giusto, è buona norma sapere esattamente di cosa stiamo parlando.
Il pellet è un combustibile a biomassa ecologico, uno dei più eco-friendly che possiamo trovare oggi in commercio. Non a caso si tratta di una risorsa rigenerabile e pulita, che produce una minore quantità di emissioni nocive rispetto a quelle solitamente associate alla combustione del gas e del gasolio. Questo nonostante il suo elevato potere calorifero, che assicura un rendimento ottimale.
Industrialmente, il pellet viene realizzato dagli scarti della lavorazione del legno, come la segatura e il cippato, che a loro volta vengono sottoposti a un procedimento di essiccazione per ridurne l'umidità interna e migliorarne di riflesso la resa termica nel momento in cui verranno utilizzati nella stufa. In seguito, si procede ad una compressione meccanica della materia prima, che conferisce al pellet la caratteristica forma a cilindretti o ovaloidi. Questa tecnica per compattare la segatura elimina l'utilizzo di collanti, e permette di ottenere del combustibile di qualità migliore all'aumentare della pressione esercitata.
Fatta questa doverosa premessa, come scegliere il pellet più adatto in un mercato sempre più affollato di varianti e offerte? Per individuare il biocombustibile adeguato al nostro impianto e alle nostre esigenze di riscaldamento, è opportuno tenere in conto alcuni importanti aspetti che vanno a garantire le migliori performance sul piano della combustione e del rendimento termico.
Prima di tutto, per capire quale pellet scegliere, dobbiamo verificarne la qualità e la presenza delle dovute certificazioni. Qui in Italia, la certificazione riconosciuta è la Pellet Gold, che assicura una produzione secondo i più alti standard in termini di materie prime utilizzate. A livello europeo, invece, si fa fede al marchio EN Plus, che definisce tutti i parametri che questi combustibili devono rispettare. Ciò si traduce in aspetti fondamentali come la provenienza, il livello di umidità, le ceneri e la durabilità meccanica.
Il pellet, stando a questi criteri, viene suddiviso in tre categorie principali: A1, A2 e B. I prodotti migliori fanno parte della categoria A1, quelli di seconda scelta rientrano nella A2 ed infine quelli B sono i meno performanti, più adatti ad usi industriali. Un'altra accortezza è quella di andare a controllare l'aspetto dei cilindri di pellet. Cilindri che non dovrebbero mai superare gli 8 millimetri di diametro e presentare una superficie il quanto più possibile liscia. Non solo, se immersi in acqua, devono rimanere compatti senza sfaldarsi, a prova di un processo produttivo adeguato.
Ogni tipo di pellet in vendita presenta una quantità di cenere diversa. E che ha un peso specifico su come scegliere il pellet per il nostro impianto, tenendo conto che incide sulla quantità di emissioni e sulla corrosione della caldaia. I pellet di qualità più elevata - quindi di classe A - presentano livelli di cenere inferiori allo 0,7% sul secco, mentre quelli di classe B si assestano su un concentrato di ceneri fino al 2%. Optare per una produzione inferiore di ceneri ci permette di ridurre le tempistiche di manutenzione del sistema di riscaldamento, con minori costi associati alla gestione dell'impianto.
Questo valore si associa anche al cosiddetto potere calorifico del pellet, che si traduce nell'energia che si può ricavare convertendo completamente una biomassa unitaria, tenendo presenti condizioni standard. Nello specifico, si parla di una potenza compresa tra i 4,7 e i 4,8 kWh/Kg, nonostante su alcune confezioni siano presenti cifre anche di molto superiori - dal momento che in alcuni casi viene misurata con il suo contenuto idrico.
Ora che sappiamo come scegliere il pellet per la nostra termostufa, dobbiamo effettivamente individuare l'essenza migliore che fa al caso nostro.
Tra le più utilizzate, c’è il pellet di faggio, che ha una resa migliore ma consuma di più e produce residui di cenere più consistenti. Alternativa valida è il pellet di abete, che ha un rendimento termico leggermente inferiore a fronte di ceneri e consumi più contenuti. Naturalmente, sulle prestazioni incidono molto il tipo di impianto in dotazione e la qualità del pellet, che differisce in base alle marche esistenti. Un buon compromesso tra velocità di accensione, temperatura e durata, è allora quello di scegliere dei pellet misti, creati cioè da una selezione di entrambe le essenze.